ANSIA – 10 modi in cui l’ansia può manifestarsi
Sono 8,5 milioni gli italiani che almeno una volta nella vita hanno sofferto di disturbi d’ansia. Generalmente, i disturbi d’ansia insorgono tra l’adolescenza e la prima giovinezza con un’evoluzione lenta e cronica che può portare la persona ad interpretare i segnali d’ansia come un “normale” aspetto della propria personalità, un atteggiamento innato. Il risultato è che le persone non riconoscono l’ansia eccessiva come un problema psicologico, stringono i denti e si abituano a conviverci. Infatti, su 100 persone che soffrono di un disturbo d’ansia solo 20 decidono di rivolgersi ad un professionista della salute mentale e, di solito, lo fanno solo quando la situazione diventa davvero invalidante.
Di seguito alcuni dei modi più diffusi attraverso i quali può manifestarsi l’ansia:
- Essere controllanti
- Sentirsi molto preoccupati, agitati o arrabbiati
- Avere un atteggiamento di sfida o provocatorio
- Pretendere troppo da sé stessi
- Evitare attività, luoghi o eventi
- Difficoltà di concentrazione
- Insofferenza verso ciò c
PSICOTERAPIA – 5 validi motivi per andare in terapia
Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un cambiamento culturale nei confronti della salute psicologica grazie al quale andare dallo Psicologo Psicoterapeuta non significa più essere etichettati come “pazzi”. Non sempre il singolo individuo può affrontare da solo ciò che gli accade emotivamente e non è raccomandabile improvvisarsi in un pericoloso “fai da te”. Per questo esiste la terapia.
Di seguito almeno 5 validi motivi per andare in terapia:
- Conoscere sé stessi e acquisire maggior amor proprio
- Districare i nodi relativi ai traumi del passato che possono condizionare ancora il presente
- Confrontarsi in modo imparziale senza essere giudicati
- Adottare nuove strategie mentali e comportamentali per gestire situazioni problematiche
- Relazionarsi con le persone che dovrebbero andare in terapia ma purtroppo non lo faranno
La potenza della parola nei riguardi delle cose dell’anima sta nello stesso rapporto della potenza dei farmaci nei riguardi de
FAMIGLIA – 10 dinamiche tipiche della famiglia narcisista
La famiglia narcisista è senza dubbio caratterizzata da un insieme specifico di dinamiche che si sviluppano e serpeggiano all’interno di questi gruppi di parenti. Uno o entrambi i genitori possono essere narcisisti così come anche alcuni figli, ma non è raro che possano esserci figure tossiche anche nella famiglia allargata (nonni o altri famigliari). Solitamente, il narcisista è il tiranno della famiglia intorno al quale tutto gira e tutti girano.
Non è facile riconoscere di essere intrappolati in dinamiche famigliari narcisiste dato che possono essere erroneamente scambiate come fatti naturali, retaggi culturali, tradizioni, abitudini consolidate. In realtà, queste famiglie condividono molti punti in comune che se riconosciuti possono aiutare ognuno a liberarsi dalla morsa patologica del narcisismo.
Di seguito 10 dinamiche tipiche della famiglia narcisista:
1_ È tutta una questione di immagine: si deve apparire migliori, perfetti e senza problemi agli occhi degli altri 2_ Ai bambini viene insegnato a fingere che tutto vada sempre bene per mantenere una finta facciata di armonia 3_ Non esiste una sana gerarchia nei ruoli: i bambini sono l
TRAUMA – 4 traumi infantili che influenzano la vita adulta
Molti degli accadimenti avvenuti nell’infanzia, quando non risolti, possono condizionare la vita adulta. In particolare, gli eventi traumatici segnano l’esistenza creando pattern comportamentali precisi in base al tipo di trauma subito.
Di seguito, alcuni comportamenti e stati psicologici indicatori di un trauma infantile che si esprime nell’età adulta:
_ TRAUMA DEL RIFIUTO
Fai facilmente ipotesi negative su ciò che pensano gli altri; sei diffidente nei confronti delle altre persone; è difficile per te scendere a compromessi; accontenti sempre gli altri; hai difficoltà a fidarti delle persone se devi mostrare i tuoi sentimenti.
_ TRAUMA DELL’ABBANDONO
Temi di essere lasciato o abbandonato; sei stato incapace di costruire relazioni sane nell’adolescenza e questo accade ancora nell’età adulta; hai scarsa autostima; sei ansioso ed insicuro; ti puoi sentire depresso o affranto.
_ TRAUMA DEL TRADIMENTO
Hai difficoltà a riconoscere, esprimer
PSICOLOGIA – I 3 articoli più letti nel 2022
Come consuetudine di fine anno, segnalo i 3 articoli più letti nel 2022 su questo sito internet e scritti da Dott.ssa Marcella Caria
Ormai per il quarto anno consecutivo primeggia l’interesse dei lettori verso l’articolo “La paura di dire ti amo”. Continua a mantenere ancora il secondo posto in classifica “I segni indelebili del padre autoritario”. Per la prima volta sul podio con il terzo posto l’articolo “10 segnali per riconoscere l’ortoressia”.
Buona lettura!
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La paura di dire “ti amo”
Quando è stata la prima volta che hai detto “ti amo” a qualcuno? Quando è stata la prima volta che qualcuno lo ha detto a te? Alcune persone provano una tremenda difficoltà ad esprimere questo sentimento. Quali sono i motivi di tanta esitazione? Sembra che sia principalmente la paura ciò che queste persone restituiscono… continua a leggere
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I segni indelebili del padre autoritario
amore, ortoressia, padre
ALESSITIMIA – Che cos’è l’alessitimia?
L’alessitimia o analfabetismo emotivo è l’incapacità di riconoscere, esprimere e distinguere i propri ed altrui stati emotivi. È un vero e proprio disturbo dell’elaborazione degli affetti che ostacola i processi di auto-regolazione e riorganizzazione delle emozioni. L’etimologia della parola, derivante dal greco, riporta proprio alla mancanza (alfa=assenza) di parole (léxis=parola) per le emozioni (thymós=emozione).
Le persone alessitimiche faticano a differenziare gli stati emotivi dalle sensazioni fisiologiche. Presentano una ridotta capacità immaginativa e onirica. Infine, hanno scarse abilità empatiche e spesso assumono comportamenti conformistici compensatori.
L’alessitimia può essere interpretata come una difesa inconscia alle sofferenze subite: si sceglie l’analfabetismo emotivo per evitare le emozioni (vissute come minacciose e destabilizzante). Sarà il corpo a dar voce all’emotività repressa attraverso svariate manifestazioni psicosomatiche.
Tra le cause dell’alessitimia, riveste un ruolo important
PSICHE – 10 Ottobre: giornata mondiale della salute mentale
La Giornata Mondiale della Salute Mentale (World Mental Health Day) è un’iniziativa che si celebra il 10 ottobre di ogni anno. Creata nel 1992 dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale (WFMH) e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha il proposito di promuovere la consapevolezza e la difesa della salute mentale contro lo stigma sociale.
Non tutte le persone che soffrono di un disagio psicologico decidono di curarsi rivolgendosi a professionisti del settore. Tra i motivi la diffusa messa in atto, da parte della popolazione in generale, di una distanza sociale nei confronti di persone con problemi psicologici. Questo atteggiamento allontana ancora di più l’individuo con sofferenza psicologica dal cercare ed intraprendere una cura adeguata alla propria condizione clinica. È importante andare oltre lo stigma così che la paura di essere etichettato come malato non si frapponga alla ricerca di un aiuto professionale competente.
I disagi psicologici sono ancor oggi erroneamente considerati da molti un segno di debolezza, una sconfitta, una mancanz
DEPRESSIONE – 10 cose estremamente difficili da fare
La depressione è un disturbo psicologico complesso e subdolo, non sempre facile da riconoscere all’inizio. Per questo, è importante non sottostimare alcuni comportamenti di disimpegno verso qualsiasi (apparentemente banale) attività quotidiana.
Di seguito, 10 cose estremamente difficili da fare quando si è depressi:
- Fare la doccia
- Fare il letto
- Pettinarsi
- Controllare le e-mail
- Uscire di casa
- Fare la spesa
- Stare al telefono
- Pulire la casa
- Cucinare
- Alzarsi da letto
Queste azioni quotidiane non sono difficili da svolgere perché si è stanchi, deboli o sfaticati. Sono difficili perché si sta combattendo contro un nemico invisibile 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
Depressione. L’entusiasmo sottratto a se stesso si ricopre di nero.
E una tristezza più grande entra nella tristezza come un secondo corpo intollerabile – Fabrizio Caramagna
Riconoscere un disturbo depressivo al suo esordio è fondamentale. Più tempestiva è la diagn
SABOTAGGIO – 10 modi per sabotare se stessi
Sabotare se stessi significa porsi ostacoli e difficoltà mentre si sta cercando di raggiungere un obiettivo desiderato e/o vantaggioso. Questo, di conseguenza, significa arrecare un danno a se stessi.
Aumentare la consapevolezza sulle forme di auto-sabotaggio è il primo passo per cambiare il proprio comportamento e smettere finalmente di essere vittima di se stessi.
Di seguito, alcuni comportamenti tipici di chi sabota se stesso:
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Procrastinare continuamente
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Ignorare la necessità di una pausa/riposo
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Imporsi regole che sono troppo dure da seguire
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Complicarsi la soluzione di piccoli problemi
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Iniziare troppi progetti che non si possono poi finire
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Concedersi qualcosa solo se meritato
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Demotivarsi prima di aver provato
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Posticipare le cose da fare fino all’ultimo secondo
EMOZIONI – Segnali indicativi di un disturbo alimentare
In Italia sono circa 3 milioni le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, il 5% della popolazione. Il 96,8% sono donne e il 3,2% sono uomini. La fascia di età più colpita è 14-35 anni. Il cibo è spesso utilizzato per gestire sentimenti di inadeguatezza, fallimento, vuoto e solitudine.
Di seguito alcuni segnali, da non sottovalutare, che indicano un cattivo rapporto col cibo e/o un vero e proprio disturbo alimentare:
– Pensare ossessivamente al cibo
– Paura del cibo
– Paura di ingrassare
– Indossare abiti che nascondano il proprio corpo
– Essere inflessibili sulle calorie assunte
– Controllare ossessivamente peso e cambiamenti corporei
– Evitare gli specchi
– Paragonare costantemente il proprio corpo a quello degli altri
– Stanchezza continua
– Isolamento
– Eccesso di attività fisica
FELICITA’ – La chimica della felicità
Le sensazioni di felicità e buon umore sono create anche da una complessa interazione tra ormoni diversi. Con “ormoni della felicità” si fa riferimento a tutte quelle sostanze chimiche, rilasciate soprattutto a livello cerebrale, che contribuiscono positivamente al benessere psichico e fisico. Alcuni di questi processi possono essere incoraggiati sfruttando questa chimica a proprio vantaggio.
Di seguito sono elencati alcuni ormoni, la loro specifica funzione e alcuni piccoli suggerimenti per promuovere la chimica della felicità:
DOPAMINA: il mediatore del piacere e della ricompensa. Si può favorire la sua produzione ascoltando musica, vivendo nuove esperienze, ponendosi obiettivi (anche piccoli) per poi raggiungerli, dormendo a sufficienza.
SEROTONINA: lo stabilizzatore dell’umore. Meditare, fare esercizio fisico, stare a contatto con la natura, esporsi al sole e mangiare sano sono alcuni dei comportamenti che ne favoriscono l’aumento.
OSSITOCINA: l’ormone dell’amore. Si propizia l’aumento di questo ormone quando si socializza, si fa qualcosa di gentile per gli altri, si sta
CARATTERE – 5 diritti fondamentali e 5 tipologie caratteriali
Breve viaggio nella formazione del carattere secondo la bioenergetica
Lo psicoterapeuta Alexander Lowen, fondatore dell’analisi bioenergetica, ha individuato cinque diritti fondamentali che ogni bambino esprime sotto forma di bisogni durante la propria crescita. Il modo in cui ogni diritto viene accolto, frustrato o negato dai caregiver di riferimento incide sulla formazione del carattere della persona adulta.
Di seguito i cinque diritti fondamentali e i relativi sviluppi quando negati:
1. Diritto di esistere
Se negato si sviluppa un carattere schizoide contraddistinto dalla paura del contatto e dal ritiro. Nel periodo neonatale il bambino ha incontrato un ambiente freddo ed ostile. Non potendo reggere l’angoscia del rifiuto da adulto si rifugia nel mondo delle idee e dell’intelletto. Infatti, la persona con questo carattere è definita anche come “il sognatore”.
2. Diritto di essere accolto nella propria condizione di bisogno
Se negato si sviluppa un carattere o
PSICOLOGIA – I 3 articoli più letti nel 2021
Di seguito i 3 articoli più letti nel 2021 su questo sito internet, scritti da Dott.ssa Marcella Caria.
Per il terzo anno consecutivo primeggia ancora l’articolo “La paura di dire ti amo” a sottolineare l’acceso interesse per il tema delle relazioni, della fatica dell’impegno e dell’amore tormentato. Sale la classifica e conquista il secondo posto “I segni indelebili del padre autoritario”. Mantiene la posizione sul podio ma si piazza terzo l’articolo “Il peso psicologico del senso di colpa”.
Buona lettura!
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La paura di dire “ti amo”
Quando è stata la prima volta che hai detto “ti amo” a qualcuno? Quando è stata la prima volta che qualcuno lo ha detto a te? Alcune persone provano una tremenda difficoltà ad esprimere questo sentimento. Quali sono i motivi di tanta esitazione? Sembra che sia principalmente la paura ciò che queste persone restituiscono… continua a leggere
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I segni indelebili del padre autoritario
articoli, emozioni, psicologia
SINDROME – La sindrome della superiorità illusoria
Questa illusione della competenza porta la persona a:
- considerarsi esperta anche quando le esperienze suggeriscono il contrario
- non vivere gli insuccessi (quando perde non interiorizza la sconfitta)
- avere un’immagine di sé distorta sottovalutando i propri difetti
- credere fermamente nel proprio talento
- non rendersi conto delle effettive capacità degli altri
- convincersi che la propria opinione valga di più di quella degli altri
- sentirsi in diritto di giudicare
- non percepire la propria ignoranza
TRAUMA – 4 segnali del trauma
Gli eventi traumatici si presentano in molte forme. Il trauma può essere rappresentato dall’improvvisa perdita di una persona cara, dall’abuso fisico e/o psicologico, dall’abbandono, dalla perdita del lavoro, da un incidente, da calamità naturali e pandemie, da gravi malattie o da qualsiasi altro tipo di situazione tragica e inquietante. È qualcosa di straordinario che si traduce in uno shock emotivo, sia per chi lo subisce direttamente sia per chi vi assiste. Ansia, attacchi di panico, disturbi del sonno, senso di impotenza, affaticamento, iper-vigilanza, irrequietezza, instabilità emotiva, palpitazioni sono alcuni dei segnali fisici e psicologici che possono provare le persone traumatizzate. Questi sintomi possono nascere subito dopo l’evento traumatico ma, in alcune persone, possono manifestarsi anche dopo diversi mesi o anni. Detto ciò, è importante non sottovalutare la propria sofferenza e, in particolare, prestare attenzione a quattro segnali propri del disturbo post-traumatico da stress.
1. Flashback
La persona rivive il trauma attraverso incubi notturni o ricordi invadenti ed an
RELAZIONI – Fantasmi, zombie e briciole di pane
Gli smartphone, i social network e le chat di appuntamenti online hanno cambiato il modo in cui le persone si incontrano, flirtano e si innamorano. Come conseguenza, sono entrati in uso nel nostro linguaggio nuove terminologie, prese dalla lingua inglese, per indicare specifiche espressioni relazionali. È utile porre l’attenzione su questi neologismi dato che esprimono ciò che può accadere nella relazione e raccontano ciò che le persone vivono.
Ghosting, haunting, orbiting, zombieing e breadcrumbing sono nuove definizioni ma, in realtà, si riferiscono a comportamenti da sempre attuati. Le persone manipolavano e si prendevano gioco delle emozioni degli altri molto prima dell’avvento della comunicazione online. Il ruolo prevalente dei messaggi nella quotidianità e/o degli incontri online ne ha solo facilitato ulteriormente la diffusione. Queste relazioni sono caratterizzate da maggiore incertezza, paura dell’impegno e confusione nello stabilire legami affettivi.
▪ Ghosting
Il ghosting accade quando qualcuno a cui si è interessati scompare improvvisamente. Questa per
NARCISISMO – 5 aspetti del narcisismo e i loro retroscena
Le persone affette da narcisismo patologico presentano al mondo un’immagine di sé caratterizzata da un’aura di certezza, superiorità, attrattiva e forza. Eppure, più si approfondisce la relazione con un narcisista più si scopre qualcosa che non convince…
Se sono così sicuri, perché hanno tanta difficoltà a riconoscere ed ammettere la responsabilità dei propri errori?
Se sono così superiori, perché hanno bisogno di dominare e sottomettere gli altri?
Se sono così attraenti, perché hanno bisogno di costanti attenzioni?
Se sono così forti, perché sono facilmente destabilizzati da piccolezze?
Avere a che fare con i narcisisti può essere sconcertante e snervante. Per questo, sapere cosa si nasconde dietro la loro lucente facciata offre una prospettiva più ampia e una maggiore compassione nel relazionarsi con loro. Soprattutto, vedere dietro il sipario aiuta a stabilire dei sani e necessari confini alla relazione.
Di segui
Pubblicato in Amore, Mal D'Amore, Rapporti di Coppia, Articoli della Dott.ssa, L'importanza di Essere, Psicologia & Psicoterapia, Relazioni con gli altri da Dott.ssa Marcella Caria | Tags: narcisismo, personalità, relazioni
PSICOLOGIA – I 3 articoli più letti nel 2019
Di seguito i 3 articoli più letti nel 2019 su questo sito internet, scritti da Dott.ssa Marcella Caria.
Le preferenze dei lettori si sono orientate diversamente rispetto agli anni passati e, per la prima volta, il tema del senso di colpa perde il suo primato storico collocandosi in seconda posizione. L’interesse si è spostato sulla paura nelle relazioni, sulla fatica ad impegnarsi, sull’amore tormentato e così l’articolo “La paura di dire ti amo” scala la classifica e conquista il primo posto.
Il 2019 porta una novità anche al terzo posto conquistato dal bisogno di capire e gestire l’insonnia.
Buona lettura!
1. La paura di dire “ti amo”
Quando è stata la prima volta che hai detto “ti amo” a qualcuno? Quando è stata la prima volta che qualcuno lo ha detto a te? Alcune persone provano una tremenda difficoltà ad esprimere questo sentimento. Quali sono i motivi di tanta esitazione? Sembra che sia principalmente la paura ciò che quest
AUTORITÀ – I segni indelebili del padre autoritario
La differenza tra autorità ed autorevolezza è la differenza che c’è tra imporre e condividere e, su più ampia scala, tra colonizzare e incontrare. Alla base di quelle che vedremo essere delle reminiscenze difficili da scardinare, che ancora oggi la società occidentale approva ed esprime con noncuranza, c’è il rapporto con il padre autoritario.
Come moltissime situazioni sociali e relazionali si basano sull’applicazione dell’autorità – ovvero un’imposizione di una parte sull’altra per motivi “dovuti” – così il padre autoritario si impone nei confronti dei “propri” figli, in quanto considerati “di proprietà”. Naturalmente, un essere umano non può “appartenere” a nessuno.
Per esempio, un datore di lavoro autoritario esercita prepotenza – ovvero prepone potenza alla relazione – nei confronti del lavoratore attraverso la propria posizione gerarchica allo scopo di dominare la relazione. Se un padre reclama il proprio diritto alla paternità come leva psicologica per esercitare autorità, il datore di lavoro utilizza la propria posizione. In entrambi i casi, la leva permette alla figura autoritaria di soddisfare le proprie necessità,
PSICOLOGIA – I 3 articoli più letti nel 2018
Di seguito i 3 articoli che hanno attirato più interesse nei visitatori di questo sito internet nell’anno 2018, scritti da Dott.ssa Marcella Caria.
Buona lettura!
1. Il peso psicologico del senso di colpa
La funzione primaria del senso di colpa è di avvertire noi stessi che abbiamo fatto o stiamo per fare qualcosa che va contro i nostri principi (ad esempio comprare qualcosa che non rientra nel budget, giocare ai videogiochi invece di lavorare, imbrogliare, ecc…) o nuoce direttamente o indirettamente a qualcuno. Grazie alla sua sgradevolezza il senso di colpa svolge la fondamentale funzione di… continua a leggere
2. La paura di dire “ti amo”
Pubblicato in Articoli della Dott.ssa, Psicologia & Psicoterapia da Dott.ssa Marcella Caria | Tags: benessere, psicologia, psicoterapia
AZZARDO – Gioco d’azzardo: 4 errate convinzioni
Il gioco d’azzardo è un interessante fenomeno psicologico. Esistono numerose ricerche su come i processi psicologici possano influenzare il comportamento legato al gioco d’azzardo. Di seguito quattro tranelli molto comuni:
1. La fallacia dello scommettitore
La fallacia dello scommettitore riguarda l’errata convinzione che eventi accaduti nel passato influiscano sugli eventi futuri nell’ambito di attività governate dal caso. Di seguito alcune errate convinzioni:
– Un evento casuale ha più probabilità di verificarsi perché non si è verificato per un periodo di tempo;
– Un evento casuale ha meno probabilità di verificarsi perché non si è verificato per un periodo di tempo;
– Un evento casuale ha più probabilità di verificarsi perché si è verificato di recente;
– Un evento casuale ha meno probabilità di verificarsi perché si è verificato di recente.
2. Aspettative mutevoli rispetto alle possibilità di vittoria
In un recente esperimento, è
BENESSERE – Dare valore alla propria storia emotiva
La scelta di chiedere un aiuto psicologico spesso rappresenta la fine di un percorso fatto di dolore, angoscia e vane speranze di risolvere un problema da soli. Infatti, chi indugia nel chiedere un aiuto professionale può essere pervaso da pensieri negativi su di sé, motivazioni o giustificazioni che rendono difficile esprimere la richiesta di sostegno. Chiedere aiuto, ad esempio, può significare ammettere di non essere riusciti a superare una difficoltà da soli e per questo ci si deve confrontare col proprio vissuto di fallimento, con la paura di essere senza speranze, col timore di essere giudicati, col bisogno di fidarsi di qualcuno che si teme non capisca la propria situazione. Alle volte ci si rivolge ad altre figure professionali perché non si riconosce il problema come psicologico o si ritiene che lo psicologo sia colui che “cura i matti”.
I pregiudizi o la cattiva informazione bloccano la richiesta di aiuto consentendo al malessere di aumentare. Inoltre, nei casi in cui il sintomo sia vissuto nel corpo, è facile pensare che il problema sia esclusivamente medico trascurando completamente il peso della componente emotiva e psicologica.
Ogni giorno le nostre azion
SOLUZIONI – L’uovo di Colombo
Quando ci si trova di fronte ad un problema, è consuetudine comune ricercare la soluzione attraverso un approccio logico e razionale, circoscrivere il problema dentro una determinata inquadratura e cercarne la soluzione all’interno di essa. Si prende come assodato che una certa linea rappresenti i confini del problema e solo dentro questi confini sia possibile trovare una risoluzione. Molto spesso però questi confini non esistono e la soluzione è al di fuori di essi.
Attraverso la creatività, l’intuitività è possibile allontanarsi dai rigidi schemi di pensiero acquisiti per scoprire nuovi punti di vista e trovare nuove idee, soluzioni o approcci.
L’esempio dell’aneddoto dell’uovo, solitamente attribuito a Cristoforo Colombo, offre un possibile esempio di pensiero creativo. Durante una cena, alcuni gentiluomini spagnoli cercarono di sminuire l’impresa di Colombo, lo schernirono dicendo che la scoperta dell’America era stata in realtà un’impresa facile perché, per raggiungerla, era bastato mettere la prua verso ovest e veleggiare sempre in quella direzione. Colombo indign
SILENZIO – Una riflessione sul possibile ruolo della TV
Ci sono case nelle quali la televisione serve, non tanto per svago o necessità d’informazione… in queste case la TV copre un silenzio intollerabile, nasconde la consapevolezza della mancanza del dialogo e impedisce la possibilità di osservarsi. In alcune case il silenzio è insopportabile… allora si accende la TV, magari anche ad un tono di volume un po’ alto, così da riempire ogni angolo di silenzio, ogni frazione di incomunicabilità. Si teme non solo di incontrare l’altro accanto, ma anche se stessi. La TV satura e sembra proteggere dal contatto con se stessi e coi propri conviventi.
Altre volte si preferisce coprire col rumore della televisione la confusione relazionale, le domande degli altri e la voce del proprio pensiero. “Grazie” alla TV non si crea spazio per i pensieri e per le emozioni. Orecchi ed occhi sintonizzati sulla televisione per evitare il mondo intorno, per non parlare più, per non sentire più veramente le emozioni: il dolore, la frustrazione, la delusione, l’amarezza, ecc.
Nulla succede nella stanza, qui ed ora, ma tutto accade in TV, in un posto lontano. In un ambiente virtuale rapidamente adattabile alle proprie necessità, sen
PROCRASTINAZIONE – La procrastinazione: dieci cose da sapere
Il termine procrastinare deriva etimologicamente dal latino pro (avanti) e crastinus (domani), col significato di “rimandare al domani” allo scopo di temporeggiare o, addirittura, di non fare ciò che si dovrebbe.
Ci sono molti modi per complicarsi la vita e uno di questi è procrastinare. Le persone che procrastinano si danneggiano sabotandosi. Inconsciamente mettono ostacoli sul proprio cammino. Scelgono percorsi che danneggiano le loro prestazioni. Perché dovrebbero farlo?
Dieci cose da sapere:
1. Secondo le ricerche condotte alla DePaul University di Chicago e alla Carleton University di Ottawa, il 20% delle persone ammette di essere un procrastinatore cronico. Procrastinare, infatti, diventa uno stile di vita anche se disadattivo. Coinvolge tutti gli ambiti della vita. Ad esempio, non pagare le bollette in tempo, perdere opportunità favorevoli, non incassare buoni regalo o assegni, presentare la dichiarazione dei redditi in ritardo, etc.
autoregolazione, paura, procrastinare
SINTOMO – Il valore del sintomo
La parola “sintomo” è utilizzata nel linguaggio medico per indicare un fenomeno con cui si manifesta uno stato di malessere. In medicina il sintomo è indice di una latenza patologica, di un’irregolarità nel funzionamento ideale dell’organismo. Anche per questo oggi, nella percezione comune, è diffusamente vissuto e considerato soltanto come l’effetto di una condizione incoerente o viziata, da eliminare prontamente. In realtà, il sintomo racchiude in sé un significato più profondo, ma spesso negato. Pertanto, è possibile affermare che il concetto di sintomo implica quello di legame: il legame tra una superficie e la sua profondità inesplorata. Concentrarsi sull’eliminazione o l’annichilimento del sintomo, di fatto, vuol dire negare ogni possibile esplorazione e di conseguenza non riconoscerne la vera radice.
Alcune persone sostengono di “non credere” nella psicologia o nella psicoterapia, ammesso che ne conoscano le differenze, come se richiedessero un atto di fede o si trattasse di una mera ideologia. Questo pensiero tende a negare l’esistenza della dimensione psichica nella nostra vita. Negarne quindi l’evidenza scientifica, la concretezza, così come l’efficacia, è come continuare a considerare l’essere umano s
AIUTO – Perché chiedere aiuto è così difficile?
Nonostante la cultura occidentale abbia fatto numerosi progressi nel de-stigmatizzare la psicoterapia, per tantissime persone risulta ancora difficile, se non addirittura l’ultima opzione possibile, chiedere un aiuto professionale. Infatti, ci sono una serie di strategie che solitamente vengono prese in considerazione prima di ricorrere alla terapia: parlare con amici e/o familiari; cercare un contatto con la propria guida spirituale o religiosa; leggere libri di auto-aiuto; guardare programmi TV che offrono rapide soluzioni per qualunque afflizione; navigare sul WEB cercando diagnosi e risposte “fai da te”; postare domande personali nelle chat rooms, magari in forma anonima, alla caccia di consigli ritenuti attendibili anziché superficiali.
Non si tratta di giudicare o valutare quanto necessarie siano queste risorse. Talvolta, infatti, alcune possono rivelarsi utili in prima battuta. Molte per
SALUTE – Felicità, fiducia e nuove prospettive
Quando parliamo di salute psicologica dobbiamo affrontare quotidianamente una scelta: perseguire il benessere o praticare lo stress. Come psicoterapeuta di frequente mi viene chiesta quale sia “la soluzione” a questi quesiti:
1. Come posso essere felice?
2. Come posso imparare a credere in me stesso e negli altri?
3. Come posso liberarmi dai pensieri ansiosi e concentrarmi sulle mie priorità?
Non esiste “la soluzione” che possa risolvere in ugual modo i problemi di persone diverse. L’esperienza di ognuno di noi è unica ed irripetibile. Per questo inequivocabile motivo non si possono distribuire superficiali e generiche indicazioni adatte a tutti. Invece, approfondire il “dialogo interiore” e lavorare sulle componenti di base per una vita soddisfacente può spianare la strada verso la conquista del benessere emotivo individuale.
I seguenti punti possono aiutare in questo senso:
1. Felicità – La felicità è momentanea e legata ai raggiungim
ANSIA – Genitori ansiosi o bambini stressati?
8 modi per gestire la situazione
Stati d’ansia o esperienze di stress sono sempre più comuni anche nei bambini. Come si possono aiutare i propri figli ad affrontare questi stati emotivi?
1. Incoraggiare i bambini ad affrontare ed esprimere le paure
Quando si prova paura, cercare di evitarla può diventare un automatismo. Tuttavia, fuggire dalle situazioni ansiogene contribuisce a mantenere alto il livello d’ansia. Invece, quando un bambino vive e sperimenta i propri timori, l’ansia percepita si riduce spontaneamente nel tempo. Il corpo umano non è programmato per rimanere in uno stato d’ansia per lunghi periodi, infatti, l’agitazione si riduce entro 20-45 minuti se si sceglie di affrontare la situazione ansiogena. E’ inoltre fondamentale invitare il bambino ad esprimere il proprio stato d’animo ed essere aperti e disponibili all’ascolto. Se il bambino sente preoccupazione o spavento non è di alcun conforto rispondergli “No, non lo sei!”. In questo modo gli si fa credere che non lo si sta ascoltando e, peggio ancora, si consolida il lui la percezione
PERDERE – Gratta e vinci: compulsivi per legge
Propongo questo video per mettere in luce alcuni aspetti psicologici sui quali fanno leva le campagne pubblicitarie sul gioco d’azzardo. Il fenomeno della dipendenza da gioco è in costante aumento provocando disagi e problematiche individuali, famigliari e sociali.
Vorrei inoltre sottolineare che, intrinseco all’approccio psicologicamente manipolatorio di questa forma di pubblicità, si annida un altro e più complesso problema. Il gioco d’azzardo, in tutte le sue forme, costituisce una vera e propria trappola per le persone fragili, in difficoltà emotiva ed economica. Ciò detto, chi propone questa forma di “svago” si premura esclusivamente di vendere il proprio business, incurante delle gravi conseguenze per la salute psicologica e dei costi di recupero, sia in termini economici che di impegno individuale per riconquistare gli affetti e le relazioni che la dipendenza da gioco strappa alla vita. Se si considerassero tutti questi aspetti si vedrebbe allora la realtà: il gioco d’azzardo è perdere, è smarrirsi, è un grande debito per tutti. Un business che viene dunque perpetrato ai danni della salute delle persone e della collettività.
Q
CONDIZIONAMENTI – La conoscenza di sé e il “bambino del passato”
Gli adulti sono lo specchio del mondo dei bambini
In difesa dei bambini che siamo e che siamo stati
In genere la nostra cultura tende a sminuire il bambino e quello che prova e sono pochi coloro che sfuggono a questo modo di pensare. È inevitabile che genitori e i caregiver (coloro che si prestano alle cure educative del bambino) siano portatori di atteggiamenti derivati dalla cultura dominante e per questo non li si può ritenere colpevoli di comportamenti che riflettono soltanto tendenze della società.
La nostra cultura esprime costantemente un giudizio morale sui bambini, dividendoli in “buoni” e “cattivi”. Il mondo degli adulti pretende che i bambini si assumano alcune piccole responsabilità a riconoscimento delle cure e delle “comodità” concesse, ma la pretesa degli adulti impone al bambino di non rispettare la responsabilità che il bambino stesso ha verso il proprio mondo. E’ luogo comune ritenere che i bambini vivano una vita felice, spensierata e senza problemi. In realtà il bambino affronta anche periodi di crisi, di ev
INFELICITÀ – Gli 8 Atteggiamenti negativi dell’infelice cronico
Gli 8 atteggiamenti che predispongono all’infelicità cronica
Talvolta nella vita tutti noi sperimentiamo pensieri negativi. Come gestiamo i nostri atteggiamenti può determinare la differenza tra la fiducia o la paura, la speranza o la disperazione, la padronanza o il vittimismo, la vittoria o la sconfitta. Molteplici studi hanno rivelato come gli atteggiamenti negativi cronici possono andare a discapito della salute, della felicità e del benessere. Qui di seguito riporto otto pensieri negativi comuni alle persone cronicamente infelici, estratti dalle ricerche del Prof. Preston Ni.
1. La conversazione autolesionistica
Il linguaggio autolesionista è costituito da messaggi, inviati a noi stessi, che riducono la propria fiducia, debilitano le proprie capacità, abbassano il proprio potenziale rendimento e in ultima analisi, sabotano il proprio successo.
Il classico esempio di dialogo autolesionistico include frasi che incominciano con:
BINGE – Il ciclo Diet-Binge
10 suggerimenti per reclamare il proprio corpo
Cos’è il Binge Eating Disorder
Il Binge Eating Disorder, o sindrome da alimentazione incontrollata, è un disturbo psicologico del comportamento alimentare che spinge il soggetto a compiere grandi abbuffate, in modo veloce e vorace, finché non è completamente sazio (sazietà percepita).
Nonostante tutto quello che gli annunci e le pubblicità di diete o prodotti per la linea dicono, entrare in un bikini “taglia zero” non dovrebbe essere il principale scopo nella vita. Né questo falso obiettivo aiuterà a raggiungere la gioia, l’autostima, la serenità o la fiducia in voi stessi. La nostra cultura pone una tale enfasi sull’apparenza che è difficile non lasciarsi influenzare da quella che è soltanto una versione, un’interpretazione della bellezza secondo la società moderna. Una proiezione ideale sostenuta dalla pubblicità e dai Media che a loro volta sono approvvigionati dall’industria multimiliardaria delle diete e dei prodotti associati.
Molte persone si parag
DIFFERENZE – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoanalista, Psichiatra
Definizione e compiti professionali
1. Lo PSICOLOGO, se è solo psicologo, non è autorizzato a fare alcun tipo di psicoterapia. Dovrebbe occuparsi della sola psicologia attiva, di psicologia di comunità e delle organizzazioni, ecc…
Spesso le persone dicono: “devo andare dallo psicologo” e intendono invece dire che desiderano fare una psicoterapia. E’ una confusione che può nuocere molto.
2. In Italia, tutti i professionisti che fanno terapia psicologica, cioè senza utilizzare farmaci, si chiamano per legge, PSICOTERAPEUTI ma tra di loro ci sono differenze sostanziali. Quindi passiamo ai punti successivi.
3. Il terzo punto è la differenza tra chi ammette l’importanza dell’INCONSCIO nella formazione dei sintomi e chi non la conosce o non la considera. I primi appartengono all’area della PSICOANALISI pur con una serie di distinguo, e ritengono che per atten
SALUTE – Mens sana in corpore sano
Il disagio psichico, affettivo o emotivo si esprime anche attraverso il corpo
C’è un antico detto ormai popolare del poeta romano Giovenale che recita: “mens sana in corpore sano”.
La salute del corpo è infatti indissolubilmente legata alla salute della mente e viceversa. La società, sempre più di impronta materialista, ha fatto dimenticare questa basilare e imprescindibile cultura dell’Essere al centro del proprio mondo e “comandante” principale del proprio corpo. Si ha sempre più l’abitudine a vedere se stessi soltanto come il proprio corpo. Tale grave dissociazione consente una visione soltanto parziale della nostra complessità.
Di seguito un interessante articolo in proposito. Buona lettura!
Dott.ssa Marcella Caria
Certe emozioni dolorose e intollerabili possono provocare uno stato di iper-attivazione persistente costringendo il corpo a mantenere una condizione di emergenza conti
SENSO DI COLPA – Il peso psicologico del senso di colpa
Il senso di colpa irrisolto ed i suoi effetti malsani
La funzione primaria del senso di colpa è di avvertire noi stessi che abbiamo fatto o stiamo per fare qualcosa che va contro i nostri principi (ad esempio comprare qualcosa che non rientra nel budget, giocare ai videogiochi invece di lavorare, imbrogliare, ecc…) o nuoce direttamente o indirettamente a qualcuno.
Grazie alla sua sgradevolezza il senso di colpa svolge la fondamentale funzione di preservare le nostre relazioni personali, familiari e di comunità. Ad esempio, quando feriamo una persona con un comportamento aggressivo o irrispettoso, il senso di colpa ci avverte della sua fragilità compromessa, riporta all’attenzione la sua importanza e induce a scusarci per il bisogno di riparare la relazione.
Prima di considerare il senso di colpa per il suo ruolo costruttivo originale è bene comprendere che non tutte le dinamiche scaturite dal senso di colpa possono essere benefiche a lungo termine. Se in giuste dosi il senso di colpa può essere d’aiuto e costruttivo, in dosi più elevate diviene un predone che avvelena la serenità e le relazioni a noi più care.
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NORMALITÀ – Essere o non essere?
Normalità e pazzia: la cultura del giudizio e la standardizzazione dell’opinione del giusto
E’ molto diffuso, nella cultura occidentale, il concetto di “normalità”. La persona “normale” è intesa come giusta o sana mentalmente oppure “non pazza”. La pazzia (non normalità) è infatti spesso associata a tutti quei comportamenti o disturbi che non sono allineati alla standardizzazione delle tradizioni sociali e comportamentali territoriali o famigliari.
Esempi di come questa associazione sia di per sé discutibile li si scopre facilmente viaggiando. Accettando di visitare, di prendere in considerazione gli stili di vita di altre culture e tradizioni, è facile incorrere in qualche comportamento che risulti bizzarro agli occhi di chi ha ben radicato nei propri dettami il proprio concetto di normalità. Mentre per un italiano ad esempio ruttare a tavola è un chiaro e volgare segno di maleducazione in altri paesi è considerato un segnale di apprezzamento del cibo, così come mangiare a bocca aperta o emettere suoni durante il pasto, ecc…
Ovviamente la “normalità” non è riferita soltanto al giudizio dei comportamenti di tutti i giorni ma soprattutto a quelli che sono i modi di p
INFANZIA – Il ruolo materno nello sviluppo infantile
Le cure e l’amore materno rappresentano un elemento fondamentale nello sviluppo psicologico esercitando un ampio effetto positivo sullo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale del bambino.
“Dove c’è un bambino vi sono anche delle cure materne che lo tengono in vita”. Con queste parole lo psicanalista inglese Donald Winnicott sintetizza il suo pensiero riguardante lo sviluppo psichico e fisico del bambino. È importante quindi considerare il ruolo della madre come centrale per la crescita: a lei spetta il compito di fornire gli strumenti necessari al neonato per seguire l’evoluzione e la maturazione cui egli è geneticamente predisposto. E’ possibile pertanto affermare che la madre è insostituibile e primaria per lo sviluppo e l’emancipazione del proprio bambino, infatti, grazie alla sua sensibilità, precede, interpreta e fronteggia efficacemente i bisogni del figlio favorendo le condizioni necessarie al suo sviluppo fisico e psicologico.
La madre risulta capace di anticipare e provvedere alle necessità del figlio favorendo le condizioni indispensabili al s
DEPORTAZIONE – Il trauma psicologico della deportazione
Il rientro a casa e la necessità di esternare per riconquistare un’identità
Quando finalmente i Lager nazisti vennero aperti, dopo la liberazione da parte degli Alleati nel 1945, quelle che si potrebbero definire le felici circostanze della finita prigionia sono state invece per i deportati dense di sofferenza. Le numerose testimonianze ci raccontano come la desiderata libertà e il ritorno a casa racchiudono numerose difficoltà. Gli ostacoli non riguardano solamente il tentativo di riacquistare le forze fisiche perdute, ma di ritrovare le energie psichiche per affrontare la ricostruzione della propria personalità. La liberazione concreta e l’uscita dal Lager non coincidono con la liberazione della persona: il rientro a casa, il bisogno di ristabilire i contatti con il mondo e le persone, la necessità di essere come gli altri e di essere accettati dagli altri sono le tappe di un lungo cammino verso la riconquista della propria dignità. Dominati da un enorme edificio di violenza e minaccia, gli ex deportati percepiscono, una volta liberati, di essere stati derubati della propria identità: la prigionia ha trasformato i pensieri e i desideri, tutto si r
DISPOSOFOBIA – Smarrire l’identità tra i propri oggetti
“Senza queste cose, non sono nulla” – Un paziente disposofobico
Nella maggior parte delle società occidentali, l’interazione tra le persone e ciò che possiedono rappresenta un’aspetto centrale della vita. Si possono trovare casi di disposofobia in ogni parte del mondo e se ne hanno tracce descrittive già a partire dal XIV secolo. La disposofobia però non è mai stata così tanto diffusa e visibile nelle culture occidentali come adesso. L’abbondanza di oggetti poco costosi e la diffusione della cultura consumistica la rendono il disturbo del decennio.
Per molte persone è una gran fatica disfarsi delle proprie cose, anche delle più inutili, così tante volte oggetti rotti o inutili si accumulano nei cassetti, negli armadi e nelle soffitte. In questo articolo non intendo però parlare di una “innocente” tendenza, ma desidero tracciare il confine psicopatologico di quei soggetti che sono in grado di trasformare un appartamento altrimenti spazioso in un dedalo di stretti corridoi tra pile di cianfrusaglie e cumuli di oggetti.
Che cos’
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BIOENERGETICA – I sette segmenti del corpo
Lo sviluppo psicologico dell’individuo: la personalità di base si intreccia con le inevitabili influenze dell’ambiente
Gli stress e i conflitti emotivi sono rappresentati nel corpo che diventa la chiave per arrivare a conoscere ciò che comunemente è chiamato carattere.
Wilhelm Reich, medico e psichiatra austriaco, allievo di Sigmund Freud, integrando le scoperte della psicoanalisi e sulle nevrosi e partendo dal concetto di energia libidica, sviluppò il concetto di energia orgonica, una forma di energia vitale che scorre liberamente lungo tutto il corpo. Questa energia è essenziale sia per una naturale interazione fra corpo e mente, sia per il controllo degli stati fisici e di quelli mentali. La quantità di energia di cui si dispone e l’uso che se ne fa determinano il modo in cui rispondiamo alle situazioni della vita: il libero scorrere dell’energia vitale si traduce in uno stato di piacere e gioia di vivere, viceversa rigidità e tensione limitano l’emotività e la libera espressione dei sentimenti.
Reich, rilevando una relazione tra processi psichic
PERSONALITÀ – Sviluppo affettivo e ambiente
I tre momenti dello sviluppo della personalità
Lo sviluppo dell’individuo, dalla nascita fino all’età adulta, può essere descritto come un passaggio graduale che va dalla condizione di totale dipendenza verso l’indipendenza. Questo cammino è stato studiato e descritto dallo psicoanalista inglese Donald W. Winnicott e suddiviso in tre importanti momenti di crescita:
1. Dipendenza assoluta
L’infante è completamente dipendente per la propria sopravvivenza dalle cure materne e non ne ha alcuna consapevolezza essendo incapace di distinguere l’altro da sé;
2. Dipendenza relativa
Il bambino inizia ad essere consapevole di una qualche separazione tra sé e l’altro e così scopre la sua dipendenza. È uno stadio d’adattamento ad un graduale venir meno dell’adattamento materno, che deve essere calibrato in base alla rapidità degli sviluppi manifestati dal bambino. Compare l’ansia legata alla capacità di co
AMORE – Estratto da: L’arte di amare di Erich Fromm
Amore: la risposta al problema dell’esistenza umana
L’amore è un sentimento attivo, non passivo; è una conquista, non una resa. Il suo carattere attivo può essere sintetizzato nel concetto che amore è soprattutto “dare” e non ricevere.
Che cosa significa dare?
La risposta sembra semplice, ma in realtà è carica di ambiguità e di complicazioni. Il malinteso più comune è che dare significhi “cedere” qualcosa, essere privati, sacrificare.
La persona il cui carattere non si è sviluppato oltre la fase ricettiva ed esplorativa, sente l’atto di dare in questo modo. Il “tipo commerciale” è disposto a dare, ma solo in cambio di ciò che riceve; dare senza ricevere, per lui significa essere ingannato. La gente arida sente il dare come un impoverimento. La maggior parte degli individui di questo tipo, di solito sì rifiuta di dare. Alcuni trasformano in sacrificio l’atto di dare. Sentono che solo per il fatto che è penoso dare, si dovrebbe dare; la virtù, per loro, sta nell’accetta