AUTORITÀ – I segni indelebili del padre autoritario

25/11/2019

AUTORITÀ – I segni indelebili del padre autoritario

AUTORITÀ - I segni indelebili del padre autoritario

immagine di Mark Ryden

La differenza tra autorità ed autorevolezza è la differenza che c’è tra imporre e condividere e, su più ampia scala, tra colonizzare e incontrare. Alla base di quelle che vedremo essere delle reminiscenze difficili da scardinare, che ancora oggi la società occidentale approva ed esprime con noncuranza, c’è il rapporto con il padre autoritario.

Come moltissime situazioni sociali e relazionali si basano sull’applicazione dell’autorità – ovvero un’imposizione di una parte sull’altra per motivi “dovuti” – così il padre autoritario si impone nei confronti dei “propri” figli, in quanto considerati “di proprietà”. Naturalmente, un essere umano non può “appartenere” a nessuno.

Per esempio, un datore di lavoro autoritario esercita prepotenza – ovvero prepone potenza alla relazione – nei confronti del lavoratore attraverso la propria posizione gerarchica allo scopo di dominare la relazione. Se un padre reclama il proprio diritto alla paternità come leva psicologica per esercitare autorità, il datore di lavoro utilizza la propria posizione. In entrambi i casi, la leva permette alla figura autoritaria di soddisfare le proprie necessità, governando attraverso la paura, per acquisire ulteriore potere. Un altro evidente esempio lo si può notare nel modo in cui molti leaders mondiali gestiscono situazioni sociopolitiche.

Le persone che hanno ereditato questo tipo di informazioni o hanno sperimentato questo tipo di relazioni nell’infanzia spesso ricercano nell’essere autoritarie la soluzione alle proprie insicurezze e nella potenza il controllo della propria vita e di quella degli altri. Ma a coloro che cercano di riempire il proprio serbatoio affettivo con la sola forza o il potere non verrà mai restituito il calore dell’affetto. L’amore non si può ottenere attraverso la paura.

A differenza dell’autorità, è invece interessante notare come l’autorevolezza si riveli essere la strada meno battuta ma sicuramente più fruttuosa. Mentre l’autorità è una pratica imposta, l’autorevolezza è una qualità riconosciuta. Si tratta di un approccio empatico basato principalmente sul buon esempio, sul rispetto e la stima. Mentre l’autoritarietà funziona generando paura, stress, ansia e frustrazione nell’altro, l’autorevolezza alimenta considerazione e riguardo tra le parti, facilita condivisione e comprensione stimolando l’accrescimento reciproco attraverso il rinnovo delle prospettive.

“La conoscenza che viene acquisita con l’obbligo non fa presa nella mente.

Quindi non usate l’obbligo, ma lasciate che la prima educazione sia una sorta di divertimento;

questo vi metterà maggiormente in grado di trovare l’inclinazione naturale del bambino” – Platone

La società colonialista ha da sempre raggiunto altre culture imponendosi in modo aggressivo ed autoritario e ad oggi possiamo ancora vederne le conseguenze. L’incontro tra culture ha diffusamente generato conflitto, sottomissione e sfruttamento. Ancora, balza alla mente la figura del padre autoritario. È facile notare quanto il rapporto con l’autorità paterna abbia scaturito forti connotati nei leaders storici e nella politica colonialista degli ultimi secoli. Tale comportamento è sostanzialmente la proiezione delle ambizioni di potere espresse attraverso l’autorità tramandata per generazioni. Manca la consapevolezza della ricchezza che si cela nella condivisione e nella diversità. Temendo di ricevere lo stesso trattamento, si difende ostinatamente un potere coercitivo. Perpetuando la tradizionale autoritarietà si continua ad alimentare proprio ciò che si teme maggiormente, la sottomissione.

La figura del padre autorevole rappresenta il mondo del pensiero, l’uomo che agisce, la legge dell’ordine, dell’avvenire e della disciplina. È colui che, con il buon esempio, svolge la funzione di guida indicando la strada nel mondo. Il ruolo genitoriale del padre – da non confondere con quello del padre biologico – influenza fortemente l’approccio con il quale il figlio affronterà il mondo. Pertanto, è giunta l’ora di domandarsi per quanto tempo ancora abbiamo intenzione di continuare ad ignorare il peso e la differenza tra una figura autoritaria ed una autorevole. È il momento di comprendere, in definitiva, che imporsi non è la strada. Nell’imposizione la comunicazione è a senso unico, ma la relazione può definirsi sana soltanto quando l’incontro è scambievole e rispettoso. Ascolto e libera espressione danzano in un rapporto di interdipendenza. Nell’ascolto risiede l’accoglienza. Nel rispetto il valore reciproco della libera espressione. In queste condizioni fiorisce un immenso giardino di potenzialità umane.

Dott.ssa Marcella Caria


ATTENZIONE! Il materiale pubblicato è volto ad essere spunto di riflessione sui temi trattati e non vuole essere in alcun modo sostitutivo di indicazioni e/o trattamenti terapeutici. La gestione di difficoltà e disagi emotivi deve sempre essere affrontata con l’aiuto  di professionisti del settore. E’ pertanto importante contattare direttamente una figura professionale competente affinché possa valutare la specifica situazione e fornire le adeguate indicazioni terapeutiche.