DIPENDENZE – Bisogno di cibo e fame d’amore

10/10/2016

DIPENDENZE – Bisogno di cibo e fame d’amore

Quando il cibo sostituisce il vuoto affettivo

DIPENDENZE - Bisogno di cibo e fame d’amore

immagine di Mab Graves

Quando si ha un rapporto difficile con il cibo vi è una buona probabilità che vi sia anche una storia di rapporti affettivi che non funzionano bene o non sono stati soddisfacenti. A questo si aggiunge la tendenza ad ossessionare e ad essere eccessivamente richiedenti con il proprio partner, ritenendolo la sola persona al mondo che può dare sicurezza e sopperire all’angoscia di solitudine. Si può avere la sensazione di essere vivi e stimati solo quando si pensa di essere innamorati… ma le relazioni faticano a sopravvivere e continuano a cadere a pezzi una dopo l’altra.

Quando la situazione precipita, può capitare di rivolgersi al cibo per sentirsi “meglio”. L’ex partner potrebbe non essere presente, ma forse una confezione di gelato al cioccolato contribuisce ad alleviare la solitudine. Con buona probabilità ci si potrebbe sentire dipendenti dal proprio “cibo di confort”, che si tratti di gelato o qualcos’altro naturalmente. Calmare il dolore per un disastro sentimentale raggomitolandosi sul divano, chiudendosi in se stessi, con una grossa porzione del proprio “cibo di confort” può sembrare un cliché, ma la connessione tra cibo e amore, tra nutrimento e affettività, è profonda e non deve essere sottovalutata.

Nella mia esperienza ho conosciuto diverse persone “usare” la relazione sentimentale nello stesso modo in cui si abbisogna del cibo, per gestire il sentimento di inadeguatezza, la solitudine e i sentimenti di fallimento. La connessione cibo-amore non è del tutto casuale; infatti la dipendenza da cibo e la dipendenza affettiva hanno esattamente la stessa radice: una profonda e insoddisfatta necessità di amore e sicurezza. Questa modalità comportamentale è detta “attaccamento insicuro” e si genera nell’infanzia quando i propri bisogni di conferma, amore e unione non sono soddisfatti pienamente da un genitore o caregiver. Si teme, con angoscia e ansia, di essere ignorati e abbandonati dagli altri dai quali si dipende.

Gli “stili di attaccamento” non riguardano soltanto l’infanzia ma tutta la propria esistenza. Così anche da adulti si guarda alle altre persone importanti per cercare aiuto e sentirsi sicuri. Purtroppo, il peso dell’ “attaccamento insicuro” può caratterizzare le relazioni nella propria vita adulta. Si ha l’incolmabile bisogno di avere sempre qualcuno vicino e allo stesso tempo si ha inconsapevolmente paura di questa stessa vicinanza. Le relazioni diventano quindi ossessive, dalla qualità altalenante. Quando non c’è nessuno se ne avverte il bisogno. Quando c’è qualcuno si ha paura di essere abbandonati.

La relazione con il cibo è ugualmente ambivalente. Il cibo sembra offrire la promessa di un confort ma non lo soddisfa mai del tutto. Si è imprigionati in un ciclo di pretese ossessive seguite da un senso di vergogna e disapprovazione per se stessi. Quando non si è coinvolti in una relazione affettiva, la dipendenza alimentare diventa il principale interesse. Quando invece si sta vivendo una relazione, la dipendenza affettiva si manifesta pienamente e il cibo passa temporaneamente in secondo piano.

Per trovare una via d’uscita da questo circolo vorticoso è importante realizzare che sono dinamiche di dipendenza. La vera chiave di lettura è che si sta usando il cibo per soddisfare illusoriamente il senso di vuoto. Lo stesso vale per gli interessi affettivi: si “usano” le relazioni per ciò che danno. Ci si nutre del rapporto per sopperire alla convinzione di non essere degni d’amore. Si sta con gli altri per rimediare quindi ad un bisogno e non per “dare”, per amare.

Questi non sono problemi che possono essere sottovalutati ed affrontati superficialmente. Occorre un profondo impegno di crescita personale per comprendere la differenza tra bisogno affettivo (avere) e impegno affettivo (dare).

Dott.ssa Marcella Caria


ATTENZIONE! Il materiale pubblicato è volto ad essere spunto di riflessione sui temi trattati e non vuole essere in alcun modo sostitutivo di indicazioni e/o trattamenti terapeutici. La gestione di difficoltà e disagi emotivi deve sempre essere affrontata con l’aiuto  di professionisti del settore. E’ pertanto importante contattare direttamente una figura professionale competente affinché possa valutare la specifica situazione e fornire le adeguate indicazioni terapeutiche.