AZZARDOPATIA – Il Binge-Gambling. Un’altra faccia del Gioco d’Azzardo

14/05/2016

AZZARDOPATIA – Il Binge-Gambling. Un’altra faccia del Gioco d’Azzardo

Che cos’è, come si innesca e quali sono le differenze rispetto alla dipendenza cronica

LUDODIPENDENZA - Il Binge-Gambling. Un'altra faccia del Gioco d'Azzardo

immagine di Anton Semenov

La maggior parte di voi leggendo il titolo di questo articolo avrà associato il termine Binge al noto disturbo che comporta grosse ed irrefrenabili abbuffate di cibo (Binge Eating) o di alcolici (Binge Drinking). Tali comportamenti sono ben noti nella letteratura psicologica e anche nella cultura popolare. Un disturbo meno noto ma con molte dinamiche in comune coi due precedenti è il ciclo Binge nel gioco d’azzardo (Binge-Gambling). Ci sono molte analogie con gli altri comportamenti Binge, inclusi la perdita del controllo, l’alterazione dell’umore, il conflitto personale, i sintomi di astinenza,  la negazione, ecc..

Tuttavia ci sono anche delle chiare distinzioni da fare.

Mentre la quantità di alcol e cibo possono essere quantificate e misurate in termini di fattori fisici (ad esempio l’efficienza organica, il peso, il tasso metabolico) e sono quindi soggetti a limitazioni fisiche,  la quantità di denaro speso al gioco d’azzardo, seppur anch’essa limitata, è legata alla disponibilità di denaro del giocatore e quindi sostanzialmente estremamente variabile ed individuale. I pochi elementi limitanti sono il tempo, la stanchezza e la mancanza di fondi appunto.

Nel 2003 il Dr. Lia Nower e il Dr. Alex Blaszczynski hanno pubblicato il caso di un giocatore d’azzardo Binge sulla rivista International Gambling Studies (una rivista specializzata nel settore dello studio dei comportamenti psicologici dei giocatori d’azzardo). Il loro studio ha ipotizzato l’esistenza di una tipologia unica di giocatori adulti che è nettamente diversa dai giocatori d’azzardo patologici tradizionali/cronici.

Le “abbuffate” di gioco sono caratterizzate da sei fattori discriminanti:

  1. Improvvisa comparsa di periodi irregolari o intermittenti di sostenute sessioni di gioco d’azzardo
  2. Spese eccessive rispetto al reddito
  3. Repentine spese di denaro in un breve intervallo di tempo
  4. Sensazione psicologica di urgenza e ridotto autocontrollo
  5. Mancanza di angoscia personale ed interpersonale
  6. Assenza di ruminazione mentale relativa al giocare, mancata preoccupazione o desiderio di riprendere l’attività di gioco d’azzardo

Più di recente il Dr. Mark Griffiths (Psicologo e Direttore dell’International Gaming Research Unit della Divisione Psicologica alla Nottingham Trent University – Regno Unito) ha pubblicato sull’International Journal of Mental Health and Addiction (giornale specializzato nel settore della salute mentale e delle dipendenze) il caso di un giocatore d’azzardo Binge, un uomo di 31 anni chiamato Trevor, dipendente da slot machine (nome di fantasia per tutelare la privacy del paziente). Il Dr. Griffiths, in qualità di consulente tecnico, incontra il suo paziente durante un processo giudiziario nel quale Trevor era stato accusato di reati legati alla sua dipendenza da gioco d’azzardo.

Il caso

Trevor incomincia a farsi coinvolgere dal gioco d’azzardo nell’estate del 1990 quando ha 16 anni. A quel tempo Trevor ha da poco iniziato a lavorare su un Programma di Formazione Giovanile in una città del Midland, nel Regno Unito. Il suo posto di lavoro è proprio accanto a una sala giochi che ospita molte slot machine. Trevor ha l’abitudine di andare alla sala giochi ogni venerdì, il suo giorno di paga. In questa fase iniziale Trevor raramente spende più di 3 sterline alla volta alle macchinette, che per il momento sono del tutto innocue per lui.

Nel corso degli anni successivi (1993-1996) il gioco alle slot machine di Trevor si intensifica progressivamente, spende più denaro, ma questo comportamento non è ancora problematico. Dal 1995 in poi Trevor ha un buon lavoro come operatore di supporto alle persone portatrici di handicap, ormai ha 21 anni e guadagna un buon salario (250£ a settimana), ma circa la metà del suo stipendio è sperperato nel gioco alle slot machine. Trevor ricorda perfettamente un venerdì sera, alla fine del 1995, quando perde 200£ del suo salario settimanale giocando ad una slot machine. Trevor descrive l’accaduto come devastante per lui e ammette a se stesso di avere un problema con il gioco d’azzardo. Durante questo periodo Trevor non ha abbastanza denaro per sostenere il ritmo del gioco col suo salario, così fa ricorso ad atti criminali. Essere sorpreso a rubare soldi per “sfamare” la sua pulsione al gioco fa chiaramente capire a Trevor che ha bisogno di aiuto.

La vera crisi per Trevor arriva a 23 anni, nella seconda metà del 1997, quando a causa del gioco d’azzardo non riesce a pagare l’affitto e le bollette ed è sfrattato dall’appartamento in cui vive. Nel febbraio del 1998 Trevor inizia a frequentare il Gamblers Anonymous (G.A. – l’Anonima Giocatori D’Azzardo). Trevor frequenta la G.A. per poco più di un anno, fino al marzo del 1999, riscontrando un enorme beneficio grazie all’impegno e alla costanza partecipativa a questo gruppo.

Durante i successivi cinque anni (inizio 1999 fino all’inizio 2004) Trevor ha completamente smesso di giocare, ha ripreso il controllo dei propri introiti economici e sembra ormai avere sotto controllo il suo rapporto con le slot machine.

Nel 2000 Trevor incomincia una relazione sentimentale con una ragazza e nel 2002 hanno un figlio. Trevor gioca raramente piccole quantità di denaro (circa 2£/3£) e sempre in compagnia della sua ragazza che lo “tiene d’occhio” per evitare sprechi di denaro. Per oltre tre anni Trevor ha il controllo del suo problema col gioco d’azzardo e sente di aver ottenuto la stabilità anche grazie alla sua nuova vita.

Nel febbraio del 2004 Trevor e la sua compagna si separano e la situazione precipita. Trevor trascorre la maggior parte del tempo al pub a giocare sulla sua slot machine preferita: una “fuga” dalle problematiche riguardanti la rottura della sua relazione. Trevor afferma di spendere solo un quarto del suo salario per il gioco e di voler risparmiare soldi per comprare ciò che gli serve quando gli viene affidato il suo giovane figlio (come pannolini, cibo, ecc…).

Nella seconda metà del 2004 Trevor incomincia a frequentare nuovamente il gruppo terapeutico G.A.

Conclusioni

All’apparenza il comportamento di Trevor non sembra essere indicativo di una persona completamente fuori controllo ma la maggior parte dei giocatori con dipendenza da gioco patologica non pensa alle conseguenze delle loro azioni prima di giocare. Si può supporre che Trevor possa mentire rispetto a quanti soldi spende ed è probabile che egli giochi in modo eccessivo solo quando non c’è nient’altro di cui preoccuparsi nella sua vita. Se il racconto di Trevor è attendibile, il figlio agisce come una barriera contro i suoi peggiori eccessi dato che il figlio ha una maggiore importanza del gioco.

Nelle occasioni in cui Trevor è totalmente responsabile del figlio è indotto a porre il suo problema con il gioco in secondo piano. La letteratura di ricerca, compreso il lavoro del Dr. Mark Griffiths, certamente dimostra che i grandi eventi della vita possono essere causa di remissione spontanea nelle dipendenze da gioco.

Trevor ritiene che i suoi problemi col gioco d’azzardo siano legati alla bassa autostima, al sentirsi depresso, all’insoddisfazione e alla noia. Questi vissuti accomunano i giocatori patologici che usano il gioco d’azzardo come un modo per modificare il proprio stato d’animo. Trevor sente che il gioco d’azzardo è legato al suo umore e che quando si sente giù e/o agitato cerca conforto nel gioco che lo fa temporaneamente sentire meglio. Tuttavia quando perde soldi si sente ancora peggio.

In realtà i problemi di gioco di Trevor sono legati ad altri problemi di fondo.  È evidente che la situazione di Binge Gambling di Trevor è innescata da situazioni ben specifiche e che Trevor utilizza il gioco d’azzardo come un modo, in realtà illusorio, per sentirsi meglio.

Rispetto ad altri giocatori patologici, il gioco d’azzardo di Trevor di tipo Binge appare meno problematico ma rappresenta comunque il segnale di problemi nella vita affettiva e psicologica. Per Trevor, infatti, il Binge Gambling si è verificato solo in due periodi ben precisi (1997 e 2004) e le “abbuffate di gioco” sono state innescate da accadimenti molto specifici. Il caso di Trevor sembra rispettare le sei caratteristiche del Binge legate al gioco d’azzardo e, nello specifico, ciò che veramente distingue Trevor come un giocatore d’azzardo Binge sono i lunghi periodi di approccio al gioco senza che questo inneschi condotte dipendenti e patologiche (vedi periodo 1990-1995 e 2000-2004). Quando le cose vanno bene per Trevor il gioco d’azzardo semplicemente non è un problema. Quando gli è affidato il figlio Trevor lo reputa più importante e lo mette prima di tutto. La totale responsabilità nei confronti del figlio sembra essere un’importante barriera protettiva nella prevenzione dei problemi legati al gioco. Il caso di Trevor mostra che controllare il gioco d’azzardo dopo periodi di Binge Gambling è possibile.

Il concetto di Binge Gambling è ancora molto trascurato e sottovalutato. Sembra essere meno grave del gioco d’azzardo cronico, ma può causare problemi significativi nella vita delle persone che ne soffrono.

Se vi sentiste rappresentati dal caso di Trevor è bene che contattiate un professionista in grado di affiancarvi nel percorso di riconoscimento ed elaborazione sana dei problemi che hanno generato questa situazione.

Il gioco d’azzardo, una piaga sociale sempre più sdoganata con leggerezza da logiche politiche e imprenditoriali discutibili, rappresenta la minaccia reale di una pericolosa dipendenza. I danni provocati ogni giorno alle persone da questo tipo di raggiro pubblicizzato come divertimento sono incalcolabili, di gran lunga superiori a qualunque mero tornaconto economico.

Dott.ssa Marcella Caria

Bibliografia: Dickerson, M. G., & Weeks, D. (1979). Controlled gambling as a therapeutic technique for compulsive gamblers. Journal of Behavioural Therapy and Experimental Psychiatry; Griffiths, M.D. (1994). The role of cognitive bias and skill in fruit machine gambling. British Journal of Psychology; Griffiths, M.D. (1995). Adolescent gambling. London: Routledge; Griffiths, M.D. (2002). Gambling and gaming addictions in adolescence. Leicester: British Psychological Society/Blackwells; Griffiths, M.D. (2004). Betting your life on it: Problem gambling has clear health related consequences. British Medical Journal; Griffiths, M.D. (2006). A case study of binge problem gambling. International Journal of Mental Health and Addiction; Nower, L., & Blaszczynski, A. (2003). Binge gambling: A neglected concept. International Gambling Studies; Rankin, H. (1982). Control rather than abstinence as a goal in the treatment of excessive gambling. Behavioural Research Therapy; Sobell, L. C., Sobell, M. B., & Ward, E. (Eds.) (1980). Evaluating alcohol and drug abuse treatment effectiveness. Elmsford, New York: Pergamon.


ATTENZIONE! Il materiale pubblicato è volto ad essere spunto di riflessione sui temi trattati e non vuole essere in alcun modo sostitutivo di indicazioni e/o trattamenti terapeutici. La gestione di difficoltà e disagi emotivi deve sempre essere affrontata con l’aiuto  di professionisti del settore. E’ pertanto importante contattare direttamente una figura professionale competente affinché possa valutare la specifica situazione e fornire le adeguate indicazioni terapeutiche.
Pubblicato in Dipendenze da Dott.ssa Marcella Caria | Tags: , ,