RABBIA – 7 false credenze sulla rabbia

05/04/2018

RABBIA – 7 false credenze sulla rabbia

La rabbia è un’emozione potente spesso fraintesa. I malintesi sulla rabbia generano inutili condizionamenti  e comportamenti disfunzionali.

Di seguito sette false credenze che necessitano di essere rivalutate:

RABBIA – Sette false credenze sulla rabbia

immagine tratta dal web

  1. La rabbia è un’emozione negativa?

Non è sbagliato sentirsi arrabbiati. La rabbia è un’emozione comune e salutare. In realtà, molte cose positive derivano dalla rabbia dalla quale possono scaturire anche cambiamenti costruttivi.

  1. Rabbia e aggressività sono la stessa cosa?

Molte persone confondono la rabbia con l’aggressività. Mentre sentirsi arrabbiati è sano, i comportamenti aggressivi non lo sono. Esistono modi sani per affrontare la rabbia senza ricorrere a modalità aggressive.

  1. La gestione della rabbia non funziona?

Quando le persone non hanno capacità di gestire la propria rabbia possono avere problemi in tutti gli ambiti della vita. La psicoterapia, individuale o di gruppo, è uno strumento potente che aiuta la persona a divenire consapevole delle proprie dinamiche, a gestire e ridurre le reazioni aggressive.

  1. La rabbia è tutta “nella testa”?

La rabbia coinvolge mente e corpo. Quando la rabbia prende il sopravvento il corpo reagisce: il battito cardiaco e la temperatura corporea aumentano, il ritmo respiratorio accelera, il viso arrossisce, le mani tremano, etc. La rabbia evoca una risposta fisiologica che contribuisce ad alimentare pensieri rabbiosi e comportamenti aggressivi. S’innesca così un circolo vizioso tra mente e corpo promotore della rabbia stessa. Imparare a lavorare anche sul corpo è una chiave per trasmutare il proprio vissuto.

  1. Sfogare la rabbia risolve tutto?

Dare pugni al cuscino, distruggere la stanza o urlare furiosamente non risolve la rabbia. Studi recenti dimostrano che esplodere in questo modo ha solo l’effetto contrario. In realtà, la rabbia, quando elaborata in modo sano, offre l’opportunità per un momento evolutivo.

  1. Ignorare la rabbia la farà scomparire?

Anche reprimere la rabbia non è salutare. Sorridere per nascondere la propria frustrazione, negare i propri sentimenti, lasciarsi abusare dagli altri nel vano tentativo di mantenere la pace, può innescare un processo interiore di trasformazione della rabbia in una varietà di sintomi psicosomatici (ipertensione, ictus, problemi cardiaci, depressione, etc.).

  1. Gli uomini sono più rabbiosi delle donne?

La ricerca scientifica rivela che uomini e donne sperimentano la stessa “quantità” di rabbia. La esprimono soltanto in modo diverso. Mentre gli uomini sono più impulsivi e fisici nell’esprimere rabbia (aggressività palese), le donne sono più propense ad usare un approccio indiretto, come escludere qualcuno dalla propria vita, rivendicazioni, malelingue, pettegolezzi, etc. (aggressività passiva).

 

“Perché spargete così male la rabbia che vi consuma?

Perché vi rassegnate a questa vita mediocre, senza l’ombra di un desiderio, di uno slancio, di una proposta qualsiasi?”

Giorgio Gaber

Conclusioni

Il modo migliore per affrontare la rabbia è adottare strategie sane per esprimerla. La rabbia mal gestita non deve mai essere sottovalutata o affrontata superficialmente attraverso un effimero “fai da te”. Infatti, il circolo vizioso “rabbia-aggressività-rabbia” è consolidato nel vissuto e nella storia dalla persona stessa che non è più in grado di osservarlo o elaborarlo lucidamente da sé. Quando si è prigionieri della rabbia e dell’aggressività, il valore dell’intervento professionale offre alla persona l’opportunità di prendere coscienza delle dinamiche inconsce e profonde che alimentano tale circolo vizioso. Ogni persona vive e reagisce alle situazioni diversamente da chiunque altro e soltanto approfondendo il singolo caso si affronta un lavoro terapeutico su se stessi e per se stessi. Attraverso una personale ed unica comprensione nasce la possibilità di un vero cambiamento.

 

Dott.ssa Marcella Caria


ATTENZIONE! Il materiale pubblicato è volto ad essere spunto di riflessione sui temi trattati e non vuole essere in alcun modo sostitutivo di indicazioni e/o trattamenti terapeutici. La gestione di difficoltà e disagi emotivi deve sempre essere affrontata con l’aiuto  di professionisti del settore. E’ pertanto importante contattare direttamente una figura professionale competente affinché possa valutare la specifica situazione e fornire le adeguate indicazioni terapeutiche.