Supervisione clinica e psicodiagnostica

01/10/0201

Supervisione clinica e psicodiagnostica

supervisione clinica e psicodiagnostica

immagine di Jacek Yerka

La supervisione è un momento di confronto e approfondimento sul proprio agire come professionista, utile a individuare possibili miglioramenti nella tecnica d’intervento, per sviluppare nuove capacità di analisi dei casi clinici e, inoltre, per riflettere sulle dinamiche affettive e sui vissuti che la relazione con il paziente innesca. È un contesto di apprendimento in cui le potenzialità del supervisionato sono incoraggiate e sviluppate, mentre sono proposti validi riferimenti teorico-concettuali e tecnico-operativi a cui attingere per individuare strategie efficaci di lavoro. La supervisione è un momento in cui si riflette su cosa si sta facendo. È uno spazio riservato al pensare. Si pensa alle persone e alle relazioni fra le persone allo scopo di formulare ipotesi, collegare pensieri, trovare e sostenere obiettivi ed interventi terapeutici.

L’attività di supervisione è utile a Psicologi o Psicoterapeuti in formazione, all’inizio della loro attività professionale e anche a carriera avviata, per migliorare continuamente la qualità dell’intervento specialistico.

La supervisione può essere individuale, mirata alla discussione di casi clinici e all’analisi del controtransfert, oppure può essere una supervisione di gruppo, composto da pochi individui, per poter favorire un efficace e attivo scambio reciproco tra colleghi guidati da un conduttore esperto. In ogni caso, il supervisore promuove uno spazio per esprimere fatti, opinioni, preoccupazioni, riflessioni e proposte rispetto al caso clinico in esame o ad un argomento specifico, per poi offrire una restituzione professionale. Il supervisore non è solo qualcuno che fornisce risposte, ma è un tutor che propizia anche nuove domande e prospettive.

La supervisione dello Psicologo Psicoterapeuta non è rivolta solo ai colleghi, ma può vigilare anche su altre professioni socio-sanitarie e socio-educative. In questi casi, il fine è di riflettere sulle dinamiche relazionali che si attivano con l’utenza, di essere maggiormente consapevoli dei vissuti emotivi innescati dal proprio ruolo professionale, di prevenire situazioni di stress lavoro-correlato. Nelle organizzazioni è consigliabile un supervisore esterno perché in grado di fornire una visione panoramica più neutrale e libera.

Dott.ssa Marcella Caria

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