LUTTO – L’intervento psicologico al malato terminale

17/01/2016

LUTTO – L’intervento psicologico al malato terminale

LUTTO - L’intervento psicologico al malato terminale

immagine di Luiza Vizoli

La realtà della malattia in fase avanzata e terminale si presenta con caratteristiche di complessità e multi-dimensionalità, definibili come il risultato di una serie di fattori biologici, psicologici e sociali, non scindibili tra loro. Ciascuno di essi assume significato proprio perché connesso inestricabilmente agli altri. I diversi aspetti, sia organici che psicologici, sono vissuti con molta intensità dal malato e dalle persone a lui vicine. E’ pertanto evidente come la competenza psicologica sia importante per poter sviluppare la capacità di saper contenere ed elaborare tensioni e sofferenze nel modo migliore possibile.

Il paziente terminale è un individuo che vive la vicinanza alla morte e per questo si trova alle prese con l’esperienza più grande e importante di tutta la vita. In lui non sono presenti solo le necessità di chi è malato, ma anche i bisogni del morente. In tal senso l’intervento va colto nella sua dimensione globale ed olistica e deve necessariamente collocarsi al servizio della soggettività del paziente, spostando l’attenzione dalla malattia alla persona del malato e ai suoi vissuti emotivi.

Il bisogno di “essere qualcuno”:

Porre al centro dell’intervento l’Essere Umano significa prendere in considerazione i diritti inalienabili dell’individuo e riconoscere così nel paziente terminale la sua dignità di persona, i problemi relativi al suo stato e il bisogno profondo e fondamentale di “essere qualcuno”.

La situazione produce importanti ripercussioni psicologiche ed emotive che implicano il riconoscere e comprendere se stessi e la propria situazione cercando di dare un senso alla propria vita, alla propria sofferenza e alla propria morte oltre a dar voce alle proprie paure, inquietudini, disperazione o speranze.

La malattia terminale rappresenta un evento stressante anche per la famiglia: altera le normali dinamiche familiari, oltre che di coppia, e può provocare una crisi che richiede importanti cambiamenti strutturali nella vita di relazioni. Le difficoltà di una famiglia nel gestire e vivere accanto ad un malato terminale nascono dall’impatto con la straordinarietà della situazione, che sconvolge la vita quotidiana e impone aspetti nuovi da capire, accettare e risolvere. Alla luce di quanto appena detto appare evidente quanto sia utile l’intervento a favore del nucleo familiare sia in termini di sostegno e valorizzazione delle proprie risorse sia di aiuto nella fase di elaborazione del lutto.

E’ altresì importante la comprensione e la consapevolezza individuale da parte delle persone vicine affettivamente al paziente della propria capacità empatica. Proprio perché la situazione emotiva è complessa, il dialogo empatico è una conseguenza del reciproco scambio emotivo tra tutte le persone coinvolte.

Dott.ssa Marcella Caria


ATTENZIONE! Il materiale pubblicato è volto ad essere spunto di riflessione sui temi trattati e non vuole essere in alcun modo sostitutivo di indicazioni e/o trattamenti terapeutici. La gestione di difficoltà e disagi emotivi deve sempre essere affrontata con l’aiuto  di professionisti del settore. E’ pertanto importante contattare direttamente una figura professionale competente affinché possa valutare la specifica situazione e fornire le adeguate indicazioni terapeutiche.
Pubblicato in Lutto, Traumi e Violenza da Dott.ssa Marcella Caria | Tags: , ,