BIOENERGETICA – I sette segmenti del corpo

14/10/2014

BIOENERGETICA – I sette segmenti del corpo

Lo sviluppo psicologico dell’individuo: la personalità di base si intreccia con le inevitabili influenze dell’ambiente

BIOENERGETICA – I sette segmenti del corpo

immagine di Gianni Melotti

Gli stress e i conflitti emotivi sono rappresentati nel corpo che diventa la chiave per arrivare a conoscere ciò che comunemente è chiamato carattere.

Wilhelm Reich, medico e psichiatra austriaco, allievo di Sigmund Freud, integrando le scoperte della psicoanalisi e sulle nevrosi e partendo dal concetto di energia libidica, sviluppò il concetto di energia orgonica, una forma di energia vitale che scorre liberamente lungo tutto il corpo. Questa energia è essenziale sia per una naturale interazione fra corpo e mente, sia per il controllo degli stati fisici e di quelli mentali. La quantità di energia di cui si dispone e l’uso che se ne fa determinano il modo in cui rispondiamo alle situazioni della vita: il libero scorrere dell’energia vitale si traduce in uno stato di piacere e gioia di vivere, viceversa rigidità e tensione limitano l’emotività e la libera espressione dei sentimenti.

Reich, rilevando una relazione tra processi psichici e somatici, scoprì che l’energia vitale può bloccarsi in alcune parti del corpo che diventano sedi di tensioni e conflitti emotivi. Ogni stress, infatti, si traduce in uno stato di tensione nel corpo che normalmente scompare quando lo stress è eliminato, ma se persiste e diviene cronico disturba la salute emotiva abbassando l’energia dell’individuo. L’insieme delle tensioni e delle rigidità corporee si traducono a livello psicologico negli atteggiamenti caratteriali volti a bloccare le proprie emozioni, i propri desideri e le sensazioni conflittuali, oltre che nella mancanza di contatto emozionale.

Secondo Reich quindi il carattere si forma come difesa a seguito delle pressioni interne e delle influenze del mondo esterno. L’origine di tali tensioni croniche e rigidità muscolari è da collocarsi nell’infanzia e negli eventi traumatici passati: quando iniziamo a crescere facciamo esperienza di come la libera espressione delle nostre emozioni si scontra con il rifiuto, la disapprovazione, l’umiliazione, la punizione, la vergogna, il senso di colpa, il dolore, ecc… Impariamo presto, perciò, a controllare la nostra emotività e di conseguenza blocchiamo i muscoli coinvolti in queste espressioni mediante tensioni croniche, che sono inconsce.

“Il carattere è un tratto fondamentale della personalità: si forma come difesa a seguito delle pressioni interne e delle influenze del mondo esterno” – Wilhelm Reich

L’accumulo delle tensioni muscolari, l’operare processi tesi ad ostacolare le proprie emozioni e il non lasciar scorrere liberamente l’energia delle eccitazioni, originano a livello psicologico una corazza caratteriale, che ha un suo corrispettivo sul piano somatico nella corazza muscolare. Reich intuì che l’uomo è prigioniero di una corazza muscolare e caratteriale che limita l’espressività, la comunicazione con se stessi, l’amore e la percezione del piacere. Questa “gabbia” è creata da tutti quegli atteggiamenti sviluppati dalla persona per bloccare il libero fluire delle emozioni e delle sensazioni organiche. Alla luce di ciò, Reich definisce il carattere, tratto fondamentale della personalità, come il modo di reagire alle situazioni della vita, che si è strutturato a partire dall’infanzia; un meccanismo di protezione, la sintesi delle difese che un individuo oppone alle provocazioni del mondo. In altre parole, le emozioni sono rappresentate nel corpo come metafore. Il corpo diventa la chiave per penetrare in ciò che viene comunemente chiamato carattere.

Reich individua sette anelli della corazza muscolare disposti nel corpo a segmenti trasversali rispetto al tronco

1. segmento oculare (comprende i muscoli del globo oculare, della palpebre e della fronte)

Se contratto si presenta con espressione vuota dello sguardo, immobilità delle palpebre, della fronte e del cuoio capelluto. Le emozioni bloccate sono solitamente una grande paura, una lucida rabbia oltre alla difficoltà al pianto. Lo scioglimento di questo segmento avviene quando gli occhi e la fronte cominciano a muoversi, esprimendo emozioni. Abbandonarsi al pianto permette di percepire la propria tristezza e di rendersi conto di quanto si è stati feriti o danneggiati.

Piangere significa scongelare lo stato di disagio e liberare il mondo interiore dalla tensione e dal dolore. Il fluire delle lacrime è un meccanismo che scarica la tensione dagli occhi e in parte anche dal corpo, è un processo di scioglimento e addolcimento.

2. segmento orale (comprende bocca, mento, gola e muscolatura occipitale)

In quest’area sono inibite e trattenute le emozioni legate al pianto o alla rabbia. Sono rappresentate emozioni molto intense ed antiche quali il mordere rabbioso, il succhiare avidamente, il gridare.

Ad esempio il Bruxismo, digrignare i denti generalmente durante il sonno (quando non ha causa organica) si colloca in questo segmento ed infatti esprime emozioni di rabbia o tensione inespressa.

3. segmento cervicale (comprende la muscolatura del collo, superficiale e profonda, e la lingua)

Trattiene rabbia e pianto e conferisce un aspetto altero, di distacco dal resto del proprio corpo.

Una condizione riconducibile alla tensione di questi muscoli è il torcicollo. La limitazione dei movimenti del collo corrisponde psicologicamente ad una diminuzione nella capacità del soggetto di “guardarsi intorno”, ad avere un’ottica ristretta e un comportamento rigido che gli fa perdere di vista l’insieme a favore del dettaglio e lo porta su posizioni di egoismo.

Il segmento cervicale rappresenta l’istinto di conservazione, la difesa dalla minaccia di annientamento somatico e psichico. Nel collo troviamo i ricordi che fanno riferimento alle situazioni in cui ci hanno mortificato e umiliato.

Le tensioni muscolari di questo segmento rappresentano una difesa inconscia contro la possibilità di essere costretti ad ingoiare “qualcosa” ritenuto inaccettabile proveniente dall’esterno. Purtroppo l’integrità psicologica dei bambini è spesso violata costringendoli ad ingoiare “cose” che altrimenti rifiuterebbero.

La rigidità della zona cervicale è anche una difesa o un controllo inconscio contro l’espressione di sentimenti che si teme possano essere inaccettabili per gli altri. Quando cronicizzato impedisce di potersi concedere e abbandonare a se stessi e all’altro.

4. segmento toracico (torace)

L’armatura del torace costituisce una parte centrale di tutta l’armatura muscolare e nasce storicamente durante le svolte decisive e più ricche di conflitti della vita del bambino. È importante ricordare che durante lo scioglimento dell’armatura del torace ricompaiono i ricordi traumatici, della frustrazione dell’amore e della delusione.

Spalle e braccia rappresentano dal punto di vista biofisico, prolungamenti del segmento toracico e i conseguenti blocchi frenano non soltanto il desiderio di aggredire e colpire, ma inibiscono anche la spontaneità (desiderio) di abbracciare o di contatto.

5. segmento diaframmatico (comprende il diaframma e gli organi che si trovano sotto di esso – stomaco fegato, reni)

E’ sede delle emozioni viscerali e, in particolare, qui nelle profondità delle viscere ristagnano nascosti i residui della rabbia, il rancore e il risentimento. Altre sensazioni ed emozioni associate sono l’amarezza, lo struggimento, il vuoto, la mancanza, vissuti collegati all’abbandono e alla perdita.

L’antica fisiologia poneva nel diaframma la sede degli istinti, degli affetti, delle passioni, del pensiero e quindi, in sostanza, della vita. Il diaframma, infine, è importante per la funzione vitale della respirazione e per la regolazione delle emozioni, facilitando o bloccando, in termini bioenergetici, il movimento dal basso verso l’alto della stessa e viceversa.

6. segmento addominale (addome e zona lombare)

E’ costituito dallo spasmo e dalla contrazione dei muscoli addominali e della parte inferiore della schiena. . Nell’addome si collocano le emozioni viscerali, nelle visceri ristagnano nascosti i residui della rabbia: il rancore e il risentimento. Espressioni popolari come “diventare verdi dalla bile”, “rodersi il fegato”, “farsi un fegato così” o ancora “quello mi sta sullo stomaco” mettono in relazione questa parte somatica con la memoria dei torti subiti.

Reich parla dell’angoscia addominale (Funzione dell’Orgasmo) e di come i bambini imparano presto a controllarla spingendo il diaframma in basso e comprimendo così il plesso solare tra il diaframma stesso e i muscoli dell’addome.

Sono di esperienza comune gli effetti dell’ansia sui visceri spesso prima di un incontro importante che può cambiarci la vita (come un esame, un nuovo lavoro, l’acquisto di una casa, ecc..). Si avverte la necessità di correre al gabinetto per un’improvvisa diarrea (scarica del parasimpatico che segue a un’eccesso del simpatico, cioè ansia), oppure essere in preda a dolori lancinanti come se si dovesse partorire (il cambiamento equivale ad una nascita).

Questa area è anche la sede di tenerezza, apertura, desiderio, disponibilità, pazienza e da dove prorompe il piacere e il riso.

7. segmento pelvico (comprende praticamente tutti i muscoli della pelvi, i glutei, l’ano e i genitali)

Se contratto il bacino appare rigido e senza vita.

Qualsiasi patologia a carico di questa zona insorge in seguito al suo irrigidimento cronico. Emozionalmente sono contenuti ansia edipica e rabbia sadica. Un genuino piacere sessuale non può essere provato finché la corazza pelvica persiste. Il bacino è considerato uno dei maggiori ricettacoli di tensioni sia da un punto di vista fisico che psicologico; tendenzialmente è imprigionato da così tante tensioni da sottrarre alla persona gran parte della sua vitalità. Alla corazzatura del bacino è collegata la scarsa creatività e volitività, l’insicurezza sessuale, la scarsa capacità orgasmica.

Per concludere, attraverso il lavoro con il corpo, possiamo ammorbidire tali tensioni e rivivere il desiderio di essere accettati e amati e rielaborare la tremenda tristezza di aver desiderato invano. Essere in contatto con il proprio corpo e avere un pieno e libero fluire d’energia permette di vivere nella realtà adulta e sentire che la ricerca tesa a recuperare quanto perduto da bambini è un’illusione.

Dott.ssa Marcella Caria


ATTENZIONE! Il materiale pubblicato è volto ad essere spunto di riflessione sui temi trattati e non vuole essere in alcun modo sostitutivo di indicazioni e/o trattamenti terapeutici. La gestione di difficoltà e disagi emotivi deve sempre essere affrontata con l’aiuto  di professionisti del settore. E’ pertanto importante contattare direttamente una figura professionale competente affinché possa valutare la specifica situazione e fornire le adeguate indicazioni terapeutiche.